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adolescenza, casa, mimettoingioco, natura, prosa, racconto, ragazzi, rifugio, scrivere
-Mi ricordo che faceva dondolare una pantofola, in bilico sulle dita di un piede, poi, quando meno te l’aspettavi, la lanciava in aria… così guarda… Cazz!
-Ecco, lo sapevo!
-Ieri mi riusciva!
-Raccontalo agli altri non a me!
-Non mi credi mai, uffa!
-Allora riprova con l’altra!
-Ma non sono mancino!
-Allora scendi e va a riprenderla.
-E se mi beccano?
-Corri.
-Cosa? Ma loro sono in bici. Mi menano subito.
-Tanto ci sei abituato.
-Grazie eh! Ma guarda che se scoprono questo posto, in un minutino sistemano pure te!
-Ma non ce l’hanno mica con me!
-No, perché non sanno ancora che stiamo insieme.
-Prima o poi lo sapranno, ma finché abbiamo il nostro rifugio stiamo tranquilli no?
-Appunto!
-Appunto cosa?
-Se mi beccano proprio qua sotto alzano la testa ed è finita la pacchia!
-Mhh…allora sta qui e continua a raccontare.
-Ma non è la stessa cosa… E poi metti che passano di qua e la vedono? Quelli sono così stupidi che penseranno sia piovuta dal cielo e …
-Alzeranno la testa e… Quindi che si fa?
-Scendi tu madame.
-Non ci penso proprio!
-Senti se arrivano non ti succede niente, l’hai detto tu.
-Si, ma mi chiederanno che ci faccio qui nel bosco con una pantofola in mano no?
-Toh!
-Che hai fatto?
-Così adesso sono due, puoi dire che te le porti dietro quando hai tanto da camminare.
-Geniale, tutti si portano dietro un paio di pantofole di scorta…
-Smettila di discutere va a prendere quelle pantofole e torna su.
-Ma se mi beccano mentre sto salendo?
-Vai, muoviti, che a quest’ora avevamo già fatto.
-Proprio tu parli… ok scendo, speriamo bene…
-Eleee! Muoviti, stanno arrivando, li vedo!
-Eh ma con questa scaletta è un casino.
-Allora sta giù.
-Cosa? No, no!
-Sta giù fidati!
-E che gli dico? Che ci faccio qui da sola?
-Inventati qualcosa. Non servono grandi discorsi, sono tonti. Questa la tiro su, te la calo appena se ne sono andati. Allontanati un po’ e sta tranquilla.
-Fai presto tu…sei lì!
-Hey, guardate chi c’è! E tu che ci fai da queste parti?
-…Nulla, una passeggiata.
-Da sola?
-Sì, è così bello qui, così…verde!
-Verde? Bah, sarà… ma che cosa tieni dietro la schiena?
-…nulla, nulla…
-E su bellezza facci vedere, fa divertire anche noi un pochino!
-Niente, niente di importante…
-Come niente? Su …
-Ahia!
– Pantofole? Che cazzo ci fai?
-Le ho trovate in giro, passeggiando…
-Io credevo che una bambolina come te nel bosco raccogliesse i fiorellini, invece guarda: pantofole… da uomo pure…Su parla, di chi sono?
-Non lo so, le ho trovate prima …
-A chi la vuoi dare a bere? Ragazzi sentite questa, adesso piovono pantofole dal cielo! State attenti, guardate in alto mi raccomando!
-Noo! Ehm, cioè…volevo dire… le ho trovate prima, vicino al ruscello, se vuoi vi ci porto.
-A me puzza di stronzata, guarda che se mi prendi per il culo finisce male!
-No, no …
-Dai muoviti, cosa aspetti? Fa strada!
-Sì, si, venite, di qua…
-Cazzo!
-Cosa c’è?
-C’è mio padre con i suoi amici al ruscello, se mi vede qui sono morto!
-Magari erano le sue…
-Non scherzare con me carina, sei fortunata oggi, ringrazia il cielo che devo andare…
-Non volevo mica …
-Ecco meglio per te! Non finisce qua comunque, prima o poi…
-A un certo punto ho pensato davvero che ci scoprissero.
-Per fortuna gli hai raccontato quella balla del ruscello.
-Io manco sapevo come arrivare al ruscello, ho seguito il rumore, per fortuna non eravamo lontani…
-E per fortuna non ci siete arrivati, quello è capace di buttarti dentro.
-Già…maledette pantofole! Anche tu però…
-E’ tutto finito Ele.
-Tutto finito… eh no! Quella storia, me la devi raccontare adesso!
-Te la racconto sì, aspetta che prendo la pantofola…
-No, no, basta pantofole, non ne voglio più sapere.
-Come no? No pantofola, no storia. È la regola!
-Fa come ti pare ma se cade, problemi tuoi stavolta!
-Dai, dai, siediti qua … Mi ricordo che faceva dondolare una pantofola, in bilico sulle dita di un piede, poi, quando meno te l’aspettavi, la lanciava in aria… così guarda… he he, vedi che ne ero capace!
tempodiverso ha detto:
ancor prima di leggere ho notato che tutto il brano è scritto mediante dialoghi, e questo ti fa definire autore intraprendente e coraggioso 🙂
la storia mi sembra piuttosto semplice, forse anche troppo lineare
due ragazzini forse in un casa sull’albero che vogliono restare indisturbati e lontani da altri ragazzini prepotenti e un po’ bulletti. questa trama, però non sfocia in un bel racconto forse a causa dell’uso limitato che è stato fatto delle funzioni e delle potenzialità dei dialoghi. per cui credo che ampliando questi e sfruttandoli meglio tutto il brano possa migliorare facendo diventare la storia più interessante. ad es. nella parte iniziale i dialoghi avrebbero dovuto connotare meglio i personaggi, permettendo al lettore di identificare subito le due voci e di distinguerle (fra l’altro c’è proprio in quella parte un po’ di confusione di genere: in un primo momento si parla al maschile, ma solo dopo uno di essi diventa madame e Ele), si sarebbe potuto aggiungere un po’ di sottotesto, magari facendo riferimento ai loro gesti, alle occhiate ( in genere le persone non parlano stando immobili, ma fanno anche altre cose).
i l dialogo avrebbe anche potuto dare dei riferimenti (ma senza eccedere nelle informazioni) sullo spazio circostante (infatti sappiamo solamente che siamo in un bosco e in lontananza c’è un fiume, un po’ poco per permettere al lettore di immaginarsi accanto ai nostri personaggi.
ma, avendo avuto il coraggio di scegliere questo tipo di narrazione sono certa che avrai anche la determinazione di lavorarci su e mi farebbe molto piacere vedere il risultato dell’operazione di restayling 🙂
mirimettoingioco ha detto:
La scelta di scrivere l’intero racconto in dialogo, ovviamente è voluta.
A me piacciono molto i dialoghi, li uso spesso per vivacizzare il racconto o comunque per rafforzarlo.
Ho voluto sperimentarmi, pur sapendo di rischiare dei commenti negativi.
Mi è venuto l’idea dopo aver ascoltato l’affermazione di una persona (non una persona qualunque ma non posso dire che lavoro fa altrimenti qualcuno capirebbe chi sono e invece lo svelerò solo alla fine come tutti) che mi ha detto che si può raccontare molto con i dialoghi, che al lettore si può far capire molto anche senza dire tutto, che si può anche solo raccontare con i dialoghi.
E così ho provato, e così l’ho anche fatto leggere a due voci per capirne l’effetto, e così mi è piaciuto.
Che poi, come tutti i tipi di racconti, è anche una questione di gusto, quindi so benissimo che può anche non piacere.
Ma quello che interessava a me era se avevo costruito bene il racconto usando i dialoghi, se riuscivo a raccontare una storia usando dei dialoghi non letterari ma veritieri, e qui mi riferisco al fatto di ampliarli o dire di più come scrivi tu nel commento.
Se li amplio o dico più di quel che ho scritto rischio di diventare poco credibile, si leggerebbe troppo qualcosa di costruito, poco veritiero.
Sulla confusione tra i personaggi, mi sembra di aver tenuto vago nelle prime battute (è voluto) ma aver svelato subito dopo che un protagonista era una ragazza.
Non credo di aggiungere una parte narrata, verrebbe meno il mio dialogo-gioco in mimettoingioco. Forse sistemerò la parte finale, una battuta per far capire meglio la storia delle ciabatte nel bosco.
Grazie e l chissà che al prossimo mio racconto, esca allo scoperto anche il narratore 😉
ggianluigi ha detto:
“Mimettoingioco” è un blog interattivo, giusto? E allora…interagiamo!
Non condivido l’appunto di tempodiverso (ciao tempodiverso) 🙂
Ho letto con molta attenzione il testo e devo dire che fin dall’inizio ho trovato i dialoghi molto chiari. Evidentemente è stata una precisa scelta stilistica dell’autore (che condivido) quella di non fornire immediatamente indicazioni circa i personaggi implicati e il contesto, lasciando che emergessero gradualmente come è giusto che sia. Del resto basta arrivare alla battuta 16 (più o meno) per apprendere il primo indizio importante: i due “stanno insieme” e aspettare ancora poche battute (Madame) per sapere quale delle due voci appartiene a lei, e in seguito scopriamo anche il suo nome Elee-onora. A quel punto, grazie alla brevità delle battute sarà trascorso poco più di un minuto forse dall’inizio della lettura, quindi la “memoria cache” di ciascuno di noi (persino la mia) non avrà nessuna difficoltà ─ una volta stabilito il ruolo e il genere dei due protagonisti ─ e ad estendere retroattivamente questa conoscenza prima di proseguire nella lettura. Probabilmente qualche battuta in più, o più lunga, dialoghi più strutturati o a “più voci” avrebbero potuto ingenerare (in mancanza di un contesto esplicativo anteriore) qualche confusione nell’attribuzione delle rispettive identità. Nel caso specifico nessun problema, i tempi sono perfetti, le battute sono flash, e tutto si chiarisce al momento giusto. Del resto è un racconto semplice nella struttura, non pone problemi di sorta, e scorre con leggerezza. Per questo mi sono soffermato tanto su questo aspetto: qui i dialoghi sono tutto, non c’è altro al di fuori dei dialoghi, e allora diamo a Cesare quel che è di Cesare.
_________
A me personalmente, forse per non meglio identificate suggestioni (presumibilmente di carattere cinematografico), il racconto fa venire in mente l’estate (ma questo probabilmente non interessa a nessuno).
Veniamo al tema: La casa sull’albero è uno dei più tipici esempi di casa- tana- ritrovo- intimità- isolamento- complicità, e se già c’aveva pensato qualcun altro… pazienza, nella scrittura per fortuna non esistono marchi di fabbrica né proprietà private.
Bravo dunque all’autore che tra l’altro è riuscito a cucire insieme dimore e ciabatte, laddove quest’ultime non rappresentano un semplice accessorio ma un elemento fondamentale della struttura. Prova ampiamente superata
mirimettoingioco ha detto:
Grazie GGian, vedo che hai capito al volo 😉
In effetti la costruzione a dialoghi è voluta, ed è stato un bel esercizio di scrittura.
Con i dialoghi, come dicevi anche tu, non si può dire tutto, almeno non eplicitamente, altrimenti risulterebbero poco credibili.
Devono essere brevi, non troppo discorsivi, devono dire molto in poche battute.
Per il contesto e le scene che ho descritto, quelli erano i dialoghi che andavano messi, ero limitata nelle cose che potevo far dire loro, altrimenti rischiavo di perdermi e farlo diventare un racconto troppo lungo e noioso. Ho dovuto tener conto cosa era interessante e utile ai fini del racconto e del suo svolgimento e cosa no.
Come inserire in questo contesto la stagione o la descrizione dettagliata del posto? Avrei avuto bisogno di più spazio o comuqnue farlo con i dialoghi diventava inverosimile
Ti ringrazio per aver apprezzato il mio racconto alternativo!
In fondo penso che per migliorarsi bisogna osare, rischiare e mettersiingioco no?
ggianluigi ha detto:
Ecccerto che bisogna!
Jihan ha detto:
ti dirò AI che in qualsiasi altro ‘luogo’ io questo brano non l’avrei nemmeno letto, pur essendo molto incuriosita dal “tutto affidato al dialogo”, per la insensata profusione di puntini, per carità pure corretti, tutti in fila per tre come li hai messi, però appena scorgo un brano affetto da puntinite acuta io scappo (ti giuro con la mano sul cuore che se proprio non puoi farne a meno – perché? – puoi conservarne meno del 20%).
Ma come dice GL, siamo qui e io l’ho letto e l’ho riletto. Il dialogo poco strutturato non impedisce che da una storia minima (attribuendo al minimalismo la sua accezione positiva) trapeli un po’ della psicologia dei personaggi, quindi abbiamo: un giovane pavido e furbo narratore, un po’ pagliaccio e un po’ vile (non si mandano le innamorate sole nel bosco infestato di nemici), una ragazzina coraggiosa e arrendevole, un bulletto che se la fa sotto alla sola vista del padre; trapelano pure le dinamiche e perfino un minimo di focus sociale. Il vero problema, che conosciamo un po’ tutti, è che avere una storia e dei personaggi non significa automaticamente avere un racconto. Detto questo, AI, bisogna fare uno sforzo di buona volontà, sappilo, cosa che mi pare tu non abbia ancora fatto, perché questa leggerezza e tanto minimalismo scivolano pericolosamente nella superficialità.
mirimettoingioco ha detto:
Accetto il fatto che non ti possa piacere. Di solito anche io scrivo racconti narrati e so il grande abisso che c’è con un racconto a dialoghi come questo.
Però non c’è giusto e sbagliato, in questi casi è questione di gusto, o meglio, di genere.
Non ho comunque piazzato lì dei personaggi e una storiella, così con leggerezza, tanto per pubblicare un raccontino qui dentro.
Per me scrivere racconti brevi è un modo per allenarmi a scrivere una storia, la storia.
E per farlo bisogna cercare di andare oltre ai propri limiti, scrivere anche in modo diverso dal proprio solito, provare, sperimentare, sbagliare, fallire (probabilmente come in questo caso)
Ma credimi ho un grande rispetto per gruppi come questo, e per come sono io e per quello in cui credo, non mi permetterei mai di usare le parole con tanta leggerezza.
E di buona volontà ne ho da vendere, anzi la regalo in giro di questi ultimi tempi.
Mi spiace che con questo racconto ti abbia comunicato questo. Ma era un rischio che sapevo di correre.
Chissà forse mi rifarò nel prossimo racconto.
mirimettoingioco ha detto:
Promesso che rivedo i puntini e cerco di toglierne qualcuno, ma mi servivano per i tempi.
Nemmeno io li amo particolarmente…
Jihan ha detto:
AI, io sono un po’ scorbutica, ma dai commenti ai miei pezzi pretendo spietatezza. E’ logico che è solo un punto di vista e mi rendo conto di non essermi spiegata.Non ho mai parlato di storiella e ho specificato che per me la scrittura minimalista è attraente. Tu traduci leggerezza negativamente, per me la leggerezza è un ideale, da non confondersi con la superficialità. Ho ritrovato nel tuo dialogo tratti che in commenti di altri ti sono apparsi un valore. Invoco la buona volontà perché sono certa che da questo confronto (che è un gioco serissimo) ognuno può dare il meglio, altrimenti a che servirebbe? Mi stupisce che tu separi la narrazione dalla scrittura di dialoghi, perché è proprio in questo secondo me il limite del brano. La costruzione dei dialoghi è una delle cose più difficili, ci sono prosatori eccellenti che caracollano quando devono mettere in fila due battute. Credo che il tuo dialogo sia condizionato dal fatto di svolgersi tra adolescenti o giù di lì, ma sono sicura che si può ‘narrare’ anche attraverso un dialogo nudo, senza contesto, come hai fatto tu e senza altra caratterizzazione dei personaggi di quella che viene fuori dalla sequenza dialogica. E’ certo che ti rifarai al prossimo racconto, ci scommetto.
ps. come dice Malos, sono fobica, ma sui puntini ho teorie distruttive. La teoria è che se li uso a raffica, nel discorso diretto, più che della pausa, della reticenza, dell’esitazione, mi danno l’idea del balbettio. E, per inciso, se è per le pause, sono sorrette tranquillamente da virgole (se li usi in maniera debole) o punti (se li usi in maniera forte). Non dico tutti, non dico sempre, ma quasi 🙂 Provare per credere.
tempodiverso ha detto:
e meno male che si interagisce! ciao gian, 🙂
se questo fosse un blog “vetrina” ogni cosa resterebbe cristallizzata nel bene e nel male, ma proprio l’interazione permette il divenire continuo nei lettori, nell’autore e spesso anche nei brani.
la confusione di genere nelle prime battute in effetti non c’è e chiedo scusa all’autore per la mia affermazione, ma (non so per quale mio impedimento) avevo visto due verbi coniugati al maschile in due battute successive che mi aveva dato l’impressione che fossero due ragazzi a parlare.
mirimettoingioco ha detto:
qui mi scuso per il tardo intervento, prossima volta cerco di pubblicare in giorni in cui so che poi riesco a rispondervi subito 🙂
malosmannaja ha detto:
la prima cosa che mi sono chiesto mentre leggevo il racconto è stata: ma possibile che un ragazzino vada *in pantofole* nel bosco????
: ))))
siccome sono un po’ coglione, o forse molto, la cosa mi ha disturbato perché si è ricollegata all’idea che l’autore/autrice volesse far entrare a forza – e a me le forzature non piacciono – le pantofole nel brano. cosa che peraltro è particolarmente inutile, visto che il tema dimore/tane/rifugi è già perfettamente centrato.
vabbè. a bilanciare quanto sopra, però, amo particolarmente i dialoghi nudi e quello in oggetto è ben gestito. mettici, poi, che negli ultimi anni la netteratura tende ad appiattirsi su un format diaristico, questo racconto m’è parso una boccata d’ossigeno (così siamo 1 a 1, palla al centro e
mirimettoingioco ha detto:
aspetta, rispondo qua o…
malosmannaja ha detto:
caz… è partito da solo il commento! vabbè, stavo dicendo dei dialoghi che sono ottimi, asciutti e proprio per questo suonano veri (aggiungere parole nel dialogo potrebbe appesantirli e renderli artificiosi), ma se tu avessi voluto, senza integralismi, rinunciare al format del nudo integrale *arricchendo* il dialogo con qualche minima lingerie descrittiva (un filo tanga del discorso, una velata digressione a babydoll o un top d’ambiente in pizzo) la lettura ne avrebbe goduto risultando forse più seducente.
: ))
sui puntini non so. cybbolo, il mio storico compare di merende, la pensa come Jihan (e siccome ho discusso con lui più di una volta, so che non c’è speranza di far loro… riconsiderare in termini più accomodanti tale “fobia”). aggiungo solo che, in un dialogo i … non indicano necessariamente *suspance* né invitano il lettore al gioco del *fill the gap*, spesso vogliono solo indicare una pausa, un’esitazione nel flusso di parole del dialogante.
per il resto, mi pare calzante il tono minimale infantile/adolescenziale del tutto (età, dialoghi e trama si articolano in buona armonia) anche se si arriva in fondo con l’impressione che tutto sfumi senza lasciare traccia. o meglio, non è vero, a me una traccia è restata, perché il racconto nell’atto di collocarsi a dimora nel mio cervello ha mandando in corto i due o tre neuroni superstiti facendo riaccendere e tornare alla mente l’ottimo “stand by me” (qualcuno se lo ricorda? è un film tratto da un libro di King).
mirimettoingioco ha detto:
…qua? o sotto?
Ok rispondo qui.
Rispondo alla tua prima domanda: “ma possibile che un ragazzino vada *in pantofole* nel bosco????”
Devi spaere che tra i due c’era il gioco di andare su quella “casetta” a raccontarsi delle storie, e ogni volta che uno dei due portava una storia in casetta, portava anche un oggetto rappresentativo di quella storia.
E lui questa volta aveva la storia della pantofola in bilico…
Forse si posso aggiungere o cambiare la battuta: “No pantofola, no storia. E’ la regola!” e far capire meglio o un po’ di più.
Alla lingerie destrittiva ci avevo pensato, so che attrae, seduce, ma ho voluto di proposito mettermi alla prova e in gioco con solo il dialogo.
…
…
..
…
Puntini puntini puntini, maledetti!
Scusa ma come dicevo appena sopra, nemmeno io li amo particolarmente ma mi servivano per le pause appunto…
E poi mi piace sta cosa che ti è sembrata sfumare senza lasciare traccia e invece…
A volte, anche la leggerezza ha il suo giusto peso nelle storie. 😉
malosmannaja ha detto:
ps: anche in questo racconto mancano i *tags*. a me capita spesso, quando mi vien voglia di leggere qualcosa, di fare ricerche tramite il tag “racconti” o “racconto”. eh, non che aggiungere i tags faccia accorrere lettori a frotte, ma se continuiamo così i racconti qui pubblicati sono “intercettabili” sono da chi conosce già il sito. gestoreeeee? autoreeee? potete provvedere inserendo qualche tag?
: )))
mirimettoingioco ha detto:
Corroooooooooo
massimolegnani ha detto:
Anch’io avevo storto il naso alle “pantofole nel bosco”, ma poi ho pensato che i protagonisti fossero ragazzini di estrazione contadina di qualche tempo fa, quando le scarpe erano preziose e per la vita di tutti i giorni si girava in ciabatte o zoccole.
Quanto alla struttura del racconto apprezzo la scelta del dialogo nudo per quanto io preferisca il “raccontato” in prima o terza persona.
ml
mirimettoingioco ha detto:
Le pantofole come spiegavo a Malos, facevano parte del gioco dei protagonisti e anche del nostro giusto?
Solo che sì, forse lo dovevo spiegare meglio nelle battute finali.
Cercherò di sistemare.
Grazie 😉
ocramocra ha detto:
Ad una prima lettura m’è sembrato inverosimile, e la sensazione strideva non poco con l’impressione di aver letto un dialogo ben costruito.
Ho cercato quindi di “vedere di più” seguendo le parole; ho visto il bosco, la casetta sull’albero con la scaletta di corda, un sentiero o qualcosa del genere visto che la sotto pare ci sia traffico. E ancora; il bosco dev’essere rado se lui, di vedetta, vede avvicinarsi il nemico, e la strana gerarchia che regge il dialogo tra lui ed Elena, e la paura di “Cecco” e delle sue ritorsioni, e la paura degli adulti da parte del cattivo, questo suo scappare minacciando … insomma, un esercizio di dialogo che m’ha dato l’appiglio per vedere distante, lontano nel tempo: “i ragazzi della via Pal”.
Quindi si … un’esperienza piacevole la lettura di questo brano, ma con la sensazione di aver letto la prefazione all’introduzione di un preludio.
mirimettoingioco ha detto:
Inverosimile per le pantofole nel bosco o per i dialoghi?
Bene se mi è riuscito l’intento di farti capire solo con i dialoghi.
In effettii potrebbe essere la parte di una storia molto più articolata, magari scritta non solo da nudi dialoghi, magari anche solo la parte di una sceneggiatura?
scrittorucolo ha detto:
Bhè, devo dire ke i dialoghi sono usati bene e il racconto si legge volentieri, ma la trama è davvero leggera e allora se deve essere tutto solo un esercizio di scrittura, un “proviamo a vedere se riesco a far capire qualcosa solo con i dialoghi”, o anche vediamo se riesco a fare il giro completo di casa con la bici senza mani, giusto x rimanere in tema con l’infanzia, ok tutto molto riuscito, però allora digiamogelo come biascica La Russa 🙂 🙂 🙂 se invece l’idea è di metterci l’anima dentro in quello ke scriviamo allora potrebbe anke essere ke qui manki qualcosa, magari la “storia più articolata” di cui parli e ke viene prima, dopo e durante e ke però io qui non ho potuto leggere…
mirimettoingioco ha detto:
Chiedo venia…
prossima volta lascio anche l’anima, prendo in prestito quella di qualcun altro
la mia è troppo leggera…
scrittorucolo ha detto:
Chiedo venia anch’io, non intendevo certo ke fosse l’autore a mancare d’anima o ke l’anima dell’autore fosse leggera, mi riferivo a questo specifico racconto e alla trama x come li ho sentiti io ke ho avuto un’otite da bambino e dall’orecchio destro ci sento quasi niente 🙂 🙂 🙂 E insomma spero ke la tua risposta sia soprattutto ironica xkè mi dispiacerebbe di averti rattristato con le mie stupidaggini.
mirimettoingioco ha detto:
tranquillo scrittorucolo 😉 nessun problema, e comunque ricordati che i commenti non sono stupidaggini anzi preziosi consigli!
righe orizzontali ha detto:
Mi piace chi osa, chi prova a cimentarsi con generi che di solito non pratica e mi pare di capire che questo sia proprio il luogo giusto per sperimentare. Trovo che i dialoghi siano chiari, che sia un racconto leggero, un soffio di vento che passa velocemente lasciando come scia una vaga suggestione adolescenziale. I personaggi sono poco caratterizzati, ma in un racconto di dialoghi non è necessario che lo siano. Quel che manca, a mio avviso, è qualche indizio in più sull’ambientazione. Leggendo il racconto non sono riuscita ad immaginare i luoghi, il bosco, il ruscello, persino la scala mi è sfuggita.